
Solamente l'astronomo Niccolò Copernico (1473-1543), con il suo De Revolutionibus orbium coelestium (Le rivoluzioni dei mondi celesti) del 1543, porterà all'affermazione della corretta visione del sistema solare: qui Copernico formula nuovamente una teoria eliocentrica, nata per sostituire totalmente la teoria tolemaica. È dunque il Sole - e non la Terra - ad essere al centro del sistema.
L'ipotesi di Copernico è basata essenzialmente su calcoli astronomici e probabilmente su lavori di alcuni studiosi arabi che ripresero le idee dei greci. Copernico impostò la nuova teoria al fine di ridurre la complessità dei calcoli. Ciononostante, a causa della riforma astronomica vengono ad aprirsi problemi di ordine fisico, cosmologico e filosofico: la centralità della Terra viene a mancare, sia in senso astronomico che metafisico. L'uomo viene così inserito in un universo infinito, senza né centro né periferia (contrariamente a quanto stabilito dalla fisica aristotelica), omogeneo e soggetto ovunque alle medesime leggi fisico-matematiche.
Copernico in realtà cominciò a scrivere la sua opera nel 1506 e la finì nel 1530, ma non fu pubblicata fino all'anno della sua morte. Sebbene non avesse problemi formali con la Chiesa, ed anzi avesse dedicato il suo libro al papa Paolo III, la versione a stampa conteneva una prefazione non firmata di Osiander che sosteneva che il sistema descritto da Copernico era semplicemente uno strumento matematico, che non voleva rappresentare la realtà. Forse proprio grazie a tale prefazione, il lavoro dello scienziato non diede adito a grandi discussioni circa la sua possibile eresia nei successivi 60 anni.
L'ipotesi di Copernico è basata essenzialmente su calcoli astronomici e probabilmente su lavori di alcuni studiosi arabi che ripresero le idee dei greci. Copernico impostò la nuova teoria al fine di ridurre la complessità dei calcoli. Ciononostante, a causa della riforma astronomica vengono ad aprirsi problemi di ordine fisico, cosmologico e filosofico: la centralità della Terra viene a mancare, sia in senso astronomico che metafisico. L'uomo viene così inserito in un universo infinito, senza né centro né periferia (contrariamente a quanto stabilito dalla fisica aristotelica), omogeneo e soggetto ovunque alle medesime leggi fisico-matematiche.
Copernico in realtà cominciò a scrivere la sua opera nel 1506 e la finì nel 1530, ma non fu pubblicata fino all'anno della sua morte. Sebbene non avesse problemi formali con la Chiesa, ed anzi avesse dedicato il suo libro al papa Paolo III, la versione a stampa conteneva una prefazione non firmata di Osiander che sosteneva che il sistema descritto da Copernico era semplicemente uno strumento matematico, che non voleva rappresentare la realtà. Forse proprio grazie a tale prefazione, il lavoro dello scienziato non diede adito a grandi discussioni circa la sua possibile eresia nei successivi 60 anni.
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